Moio&Sivelli/Adriana de Manes
Laboratorio per N. est - project room Museo Madre - 6 febbraio 2008
Il lavoro si focalizza sulla presenza “silenziosa” della comunità cinese ad est di Napoli.
Alcune zone nelle immediate vicinanze della stazione centrale vivono una sorta di “colonizzazione” da parte della comunità che tende a creare delle vere e proprie chinatown riconoscibili e autonome come in altre realtà europee.
Ad est troviamo però soprattutto insediamenti produttivi e commerciali.
Da Gianturco a Ponticelli numerose sono le attività, dal grande market alle piccole botteghe segnalate da insegne esclusivamente a ideogrammi e da lanterne rosse, chiaramente rivolte alla stessa comunità.
Una presenza molto forte che allo stesso tempo si rende invisibile nella sua quotidianità anteponendo ad essa un certo tipo di “comunicazione commerciale”.
La nostra riflessione si articola su una possibile maggiore integrazione partendo da alcune analogie e da profonde differenze.
Ad Est si sviluppa in maniera strutturata l’attività commerciale di una grande comunità dell’Est… Ad Est si progetta la crescita (?) e la trasformazione di un territorio partendo da presupposti di una grande potenzialità che, tradita da una cattiva politica, deve oggi fare i conti con l’emergenza ambientale e sociale.
“GREETINGS” 18 sec. 2008
il video apre su un primissimo piano di una giovane donna cinese. Il vento ne scompiglia i capelli legati e rivela una ripresa all’aperto. Lo sguardo dolcemente fissa l’obiettivo. Velocemente la ragazza si muove ed esce dall’inquadratura a camera fissa scoprendo il fondo. Un Vesuvio nitido in una giornata assolata e ventosa. Con chiarezza si leggono le pendici lambite e assediate da un’urbanità brulicante. È riconoscibile la prospettiva dalla zona di Ponticelli, una visuale panoramica inconsueta del Monte che sovrasta in bellezza il disordine edilizio. Al rumore del vento si mescola in lontananza il suono di fuochi d’artificio che si perdono nella dissolvenza delle immagini.
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8 c-print on adhesive pvc, cm150x118, 2008.
Stazione Metropolitana di Margellina, Napoli.
Su uno slittamento spaziale e’ incentrato timeless un viaggo allo stesso tempo reale e metaforico. E’ una riflessione su uno dei (pochi) aspetti positivi della globalizzazione, sulla
erosione dei confini, sull’integrazione, ma anche sullo spostamento, sul transito, sul
nomadismo, sulla deterritorializzazione che e’ una delle caratteristiche pregnanti della societa’
contemporanea.Tuttavia qui il tema e’ affrontato con leggerezza:
uno “sliding-doors”giocato sui registri dell’ ironia e dell’irriverenza, uno sguardo
indiscreto che spia una donna nei suoi spostamenti metropolitani tra Napoli e Londra.
Eugenio Viola
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